Il nome Pateco si riferisce ad una divinità salvifica (o forse ad un intero gruppo di dei fra loro collegati) con l'aspetto di un nano. E' raffigurato da amuleti che venivano portati al collo; in genere ha testa calva sormontata da uno scarabeo; altre volte ha testa di falco. E' spesso raffigurato in piedi su dei coccodrilli e con altri animali nocivi, ad esempio serpenti, nelle mani, in un atteggiamento simile a quello delle raffigurazioni di Horo, aventi funzione analoga, sulle stele magiche di Epoca Tarda. Compare frequentemente dal Nuovo Regno in poi, ma conosciamo figure simili già nell' Antico Regno, che potrebbero già essere raffigurazioni del dio. Il nome Pateco risale allo scrittore greco Erodoto, che riferisce che nel tempio di Menfi vi era una statua del dio Ptah in forma di nano, un'immagine così peculiare da suscitare lo scherno del re Persiano Cambise. Erodoto ci dice che la statua assomigliava ad una statuetta amuletica di nano che aveva visto in Fenicia; afferma inoltre che Pateco era ritenuto figlio di Ptah. In effetti, in epoca tarda abbiamo raffigurazioni di Pateco nei cui testi è chiamato Ptah o Ptah-Sokar; infine, Pateco è raffigurato assieme a Sekhmet o Nefertum, le due divinità che formavano con Ptah la triade di Menfi.